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Come si superano gli stereotipi di genere: il rugby

Abbiamo intervistato alcune giocatrici del Biella Rugby Club e gli allenatori delle squadre femminili per provare a sfatare il mito che esistano sport da femmine e sport da maschi.

Non potevamo non iniziare con il chiedere cosa fosse per loro il rugby. Le parole più sono state “fonte di motivazione”, “forza”, “sfogo”. “Qualcosa che ti fa sentire meglio”. Il rugby per queste ragazze è uno sport che crea unione e che ti fa sentire in famiglia, ma le stesse idee si possono ritrovare ovunque all’interno degli spazi del Club e quindi è evidente che l’approccio non cambia a seconda del sesso dell’atleta.

Chi gioca a rugby già deve combattere contro lo stereotipo che vede questo sport come uno sport violento, mentre invece il rispetto è sicuramente una componente essenziale che non deve essere mai trascurata. È uno sport di combattimento e come tale lo intendono anche le ragazze. Questa forza e determinazione emerge anche nell’idea che hanno sul ruolo della donna nella società. In particolare, due sono gli aspetti che proprio non riescono ad accettare: il primo è quello che vede la donna nell’esclusivo ruolo di accudimento – in casa a badare a figli e lavori domestici – e il secondo è quello di essere reputate inferiori o deboli.

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Abbiamo assistito ad alcuni allenamenti e abbiamo visto la determinazione e l’impegno che queste atlete mettono in ciò che fanno. Uno dei momenti più interessanti è stata la partita mista che vedeva in campo le squadre maschili con quelle femminili, salutata con entusiasmo dalle atlete. Nel guardare le squadre così composte, non abbiamo assistito ad un incontro sbilanciato ma ad una vera partita nella quale ciascuno vedeva nell’altro solo un (o una) rugbista. Non si limitano a crederci, ma hanno messo in pratica l’idea che qualunque sport può essere adatto sia agli uomini che alle donne e che per tutti non è altro che un’esperienza di vita.

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“Il valore dello sport giocato dalle donne è sempre aumentato nel tempo. Nel rugby, le uniche differenze sono dal punto di vista fisico, ma rispetto alla tecnica siamo davanti ad uno sport unico. Durante le prime partite giocate dalle ragazze, gli spettatori sembravano assistere ad uno spettacolo più che una competizione sportiva. Ma le atlete hanno saputo conquistare sul campo la loro dignità, per questo ritengo che lo sport sia fondamentale per superare gli stereotipi di genere”. Così risponde Alessandro Petronelli, preparatore atletico della squadra Under 18 femminile.

Per ultimo abbiamo chiesto alle atlete cosa vorrebbero dire a chi adotta stereotipi di genere. Anche qui le idee sono chiare: tutti abbiamo gli stessi diritti e le generalizzazioni non servono a nessuno. Basterebbe provare a mettersi nei panni dell’altro per capire quanto gli stereotipi di genere siano sbagliati e ormai superati. Per dirla come loro: “Non siamo più nel Medioevo… aprite la mente!”

Si ringraziano per le immagini Roberto e Lory 

e le atlete dell'Ivrea Rugby femminile, che erano presenti agli allenamenti insieme alle atlete del Biella Rugby Club.

Anche per Sandro De Sordi – allenatore della squadra Seniores femminile – non ci sono dubbi sul valore e sulle possibilità che lo sport e in particolare il rugby può dare alla lotta contro gli stereotipi: “Molti credono che la donna abbia meno capacità dell’uomo a livello fisico, mentale e attitudinale ma per gli addetti ai lavori non ci sono differenze di questo tipo. Il pregiudizio diffuso è che lo sport femminile sia meno attrattivo di quello maschile, ma ci sono molti esempi di quanto questo pensiero sia errato. Nel momento in cui si supera questo ostacolo mentale lo sport femminile diventa altrettanto appassionante di quello maschile. Ne sono una prova i vari campionati di alto livello (non solo di rugby) che negli ultimi tempi hanno visto gareggiare le donne e non gli uomini e che hanno saputo coinvolgere il pubblico. Lo sport è la medicina a molti mali, una componente strategica per far crescere gli individui e la società. Le nostre ragazze sono allenate a combattere e ad affrontare le difficoltà, per questo consiglio a tutte di intraprendere questa strada”.

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