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Dott. Niccolò Mello

Intervista a cura di Bassma, Alice, Micol, Viola

 

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Perché ha scelto di fare il giornalista? È una passione che è nata quando era giovane oppure da adulto?

Ho scelto di fare il giornalista ai tempi della scuola. È una passione che è cresciuta in me un poco alla volta. Nasco come giornalista sportivo e la passione per lo sport e il calcio in particolare continuano a coinvolgermi tuttora e mi hanno portato ad aprire un sito dedicato e scrivere tre libri. Per quanto riguarda la mia professione e il mio lavoro al giornale, con il tempo dallo sport sono invece passato ad altri settori: la sanità soprattutto, ogni tanto la cronaca nera e giudiziaria e saltuariamente anche altri argomenti. In un giornale piccolo ci si deve occupare un po’ di tutto, compresa l’impaginazione grafica.

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In quest'ultimo periodo il tema degli stereotipi di genere e della violenza di genere è largamente dibattuto. Le è mai capitato di scriverne (se sì, cosa ha scritto e in che occasione - se no, vorrebbe e perché)?

Mi è capitato sì, nel momento in cui devo sostituire il mio collega che si occupa di cronaca giudiziaria e mi trovo a scrivere di processi che hanno come vittime donne e ragazze. Gli episodi di abusi e violenza nei confronti delle donne sono molto frequenti per chi si occupa di giudiziaria. È difficile quantificare l’esatto numero di processi, ma per quanto concerne la mia esperienza posso dire che ve ne sono parecchi. L’aspetto ancora più preoccupante è che durante il COVID le violenze di genere sono addirittura aumentate: uno studio ha calcolato che nei primi 10 mesi del 2020 sono stati commessi in Italia 91 femminicidi, uno ogni tre giorni e le chiamate al numero verde 1522, il centralino del Dipartimento Pari opportunità, sono aumentate.

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Secondo Lei, i media hanno un ruolo importante nella diffusione degli stereotipi di genere e/o in generale degli stereotipi?

Un proverbio dice che ferisce più la penna della spada... I media ricoprono un ruolo fondamentale per la diffusione di determinati messaggi. Purtroppo molte volte siamo talmente assuefatti da certi stereotipi di genere che quasi non ce ne rendiamo conto e questo vale ancora quando si scrive un articolo. Parlando in generale, la nostra società è paritaria solo in apparenza: una donna ha meno possibilità di fare carriera di un uomo; a parità di condizioni lavorative guadagna in meno di un uomo; ha meno possibilità in tutto. Certo, rispetto a 50 anni fa le cose sono migliorate. Ma la strada da percorrere per arrivare a una reale parità è ancora lunga. Ci sono nazioni - penso in Europa a quelle scandinave - dove questo processo è più avanti. L’Italia invece nel mondo occidentale credo sia purtroppo uno dei Paesi dove la distanza tra uomini e donne è più marcata.

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Esiste un codice etico per i giornalisti nel trattare certe tematiche o nel trattarle in un certo modo?

Esistono diverse carte dei diritti e dei doveri, che riguardano non solo le condizioni delle donne, ma anche dei minori o delle minoranze. Esiste soprattutto il Codice Deontologico. L’articolo 7 è dedicato ad esempio alla tutela dei minori. Tra i punti focali, il giornalista non deve pubblicare i nomi dei minori coinvolti in fatti di cronaca, né fornire particolari in grado di condurre alla loro identificazione e il diritto del minore alla riservatezza deve essere sempre considerato come primario rispetto al diritto di critica e di cronaca. L’articolo 8 parla invece della tutela della dignità delle persone: il giornalista non deve fornire notizie o pubblicare immagini o fotografie di soggetti coinvolti in fatti di cronaca lesive della dignità della persona, né soffermarsi su dettagli di violenza, a meno che ravvisi la rilevanza sociale della notizia o dell’immagine. Nell’articolo 9 ci si concentra invece sulla tutela del diritto alla non discriminazione: il giornalista deve rispettare il diritto della persona alla non discriminazione per razza, religione, opinioni politiche, sesso, condizioni personali, fisiche o mentali. In questi tre articoli soprattutto si evidenziano dunque le responsabilità del giornalista quando si occupa di determinate tematiche.

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Come si potrebbe sfruttare la comunicazione per superare le discriminazioni che ancora oggi sono diffuse nella nostra società?

Credo che un ruolo fondamentale, al di là dei codici etici e deontologici, sia sempre rappresentato dalla sensibilità del giornalista. È chiaro che i giornalisti sono persone e come tali ognuno ha una sensibilità diversa e un’attenzione diversa su una tematica piuttosto che su un’altra. Alcuni buoni metodi per fare in modo che i giornali diano una mano per superare le discriminazioni secondo me potrebbero essere quelli di far scrivere determinati argomenti a giornalisti che appunto mostrano una maggiore sensibilità. Quando si affrontano articoli più delicati, per esempio quelli dedicati alle violenze di genere, è opportuno ragionare attentamente sulle parole utilizzate e sul modo in cui vengono scritte. Un altro buon metodo può essere quello di promuovere inchieste e approfondimenti su questi temi attraverso interviste, numeri, interventi di esperti. Più se ne parla più c’è la possibilità di smuovere l’interesse dell’opinione pubblica e far comprendere che le discriminazioni - non solo quelle ai danni delle donne - purtroppo continuano a coinvolgere la nostra società in maniera preoccupante.

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