Dott.ssa Elisabetta Airone
A cura di Karim
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Quali sono le principali attività dell'Informagiovani?
Informagiovani è un servizio pubblico e gratuito a cui puoi rivolgerti per trovare informazioni utili per le tue scelte scolastiche e lavorative, ma anche relative al tempo libero. Le aree di intervento spaziano attraverso diversi ambiti: oltre che scuola e lavoro ci occupiamo anche di formazione continua (ad esempio i corsi di formazione per migliorare la posizione lavorativa), volontariato, attività culturali come manifestazioni e mostre, turismo e sport. L’aspetto interessante è che supportiamo coloro che vogliono studiare e lavorare in Italia, ma anche chi vuole provare a fare esperienza nella Comunità Europea e nel mondo.
La maggior parte delle richieste sono nel settore lavoro e formazione.
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Chi sono generalmente gli utenti del vostro servizio e che tipo di richieste vi rivolgono maggiormente?
Il target principale del servizio sono le persone tra i 14 ai 35 anni, ma accogliamo anche famiglie, insegnanti, privati cittadini di qualsiasi età. Tutti coloro che in genere vogliono informarsi in modo consapevole prima di fare una scelta sono i benvenuti. L’utenza cambia molto in base alle necessità. Ad esempio, nell’ambito del lavoro possono presentarsi persone che superano anche di molto i 35 anni o disoccupati. Nell’ambito della scuola o per ricevere informazioni sulle possibilità all’estero il target torna nella media: pochissimi ragazzi sotto i 14 anni, soprattutto giovani tra i 18 e i 19 anni che cercano indicazioni per studiare all’estero o ragazzi che hanno finito il percorso universitario e che cercano indicazioni per trovare un lavoro. Una parte interessante della nostra utenza è costituita dalla categoria degli over 65, che chiedono informazioni per i propri nipoti, ma anche per loro stessi (vacanze e mostre, soprattutto).
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Ha mai assistito a casi di discriminazione di genere o ha avuto modo di conoscere qualcuno che l'ha subita? Quale effetto ha sulla società?
Si, è capitato alcune volte. Ad esempio, generalmente (e purtroppo negli anni è diventata una costante sempre più frequente) a molte ragazze durante i colloqui di lavoro viene fatto notare che essendo giovani potrebbero avere figli. A questo punto la domanda che viene posta è se hanno intenzione prima o poi di diventare madri. Questo, dal momento che non viene richiesto ai ragazzi (o per lo meno non con la stessa frequenza), crea una vera e propria discriminazione di genere che ha pesanti ricadute sulla società. Le donne hanno meno indipendenza economica, non possono esprimere tutto il potenziale che hanno perché sono spesso costrette a fare delle scelte.
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Le è mai capitato che in un'offerta di lavoro chiedessero più o meno esplicitamente un riferimento ad una donna o ad un uomo, giustificando la richiesta con una migliore prestazione del lavoratore?
Mi sono capitate diverse situazioni di questo tipo, alcune delle quali anche legittime. Ad esempio ricordo il caso di un ragazzo disabile che aveva bisogno di aiuto anche per le attività quotidiane e che chiedeva di poter essere affiancato ad un ragazzo. La motivazione principale era facendo nuoto aveva bisogno di qualcuno che lo aiutasse a cambiarsi nello spogliatoio maschile, interdetto alle donne. In alcuni lavori fortemente basati sulla prestanza fisica o in particolari casi di cura delle persone anche se esistono strumenti appositi che permettono a chiunque di effettuare tali lavori, spesso chiedono uomini perché sono più forti. In altri ambiti invece sono favorite le donne.
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Quali strumenti sono stati introdotti per contrastare la disparità di genere, sul lavoro e nei diversi ambiti della società? Secondo Lei, sono strumenti adeguati o sarebbe possibile fare di meglio?
Gli strumenti ci sono tutti, anche nell'ambito lavorativo. La legge vieta la discriminazione tra maschio e femmina, ma è la società stessa che crea alcuni pregiudizi generalizzando su alcuni casi. Ad esempio, sono le madri che vanno a prendere i figli a scuola e non i padri. Anche l’uso del linguaggio comune ha il suo peso. Una delle azioni che intraprenderei sarebbe cambiare le pubblicità che riportano un messaggio vecchio - come nel caso in cui si vede sempre la donna che cucina e l’uomo no, o l’uomo che sa guidare e donna che non ne è capace. La pubblicità, soprattutto quella italiana, contribuisce ad alimentare questi stereotipi perché sono visibili a tutti, senza distinzione. Spesso poi la donna viene mostrata in maniera molto sessualizzata, fatto questo che oltre a veicolare errati canoni di bellezza trasmette anche messaggi sbagliati.